Cos’è la BPCO?
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una patologia dell’apparato respiratorio.
È caratterizzata da una limitazione del flusso aereo causata da una risposta infiammatoria a tossine inalatorie, spesso il fumo di sigaretta.
La patologia è associata a uno stato infiammatorio cronico del tessuto polmonare.
Solitamente è progressiva. La conseguenza a lungo termine è un vero e proprio rimodellamento dei bronchi con riduzione consistente della capacità respiratoria.
La sintomatologia è caratterizzata da tosse produttiva e dispnea. I segni più comuni comprendono riduzione del murmure vescicolare, prolungata fase espiratoria della respirazione e respiro sibilante.
Le forme gravi possono essere complicate da perdita di peso, pneumotorace, frequenti episodi di scompenso acuto sistemico, insufficienza cardiaca destra e/o insufficienza respiratoria acuta o cronica. Ad aggravare questo quadro clinico è l’aumento della predisposizione alle infezioni respiratorie di origine virale, batterica o fungina.
Aspetti epidemiologici della BPCO
Una stima di pochi anni fa rivelava che circa 64 milioni di persone sono affette da broncopneumopatia cronica ostruttiva e che questa patologia ha causato 3,2 milioni di morti in tutto il mondo nel 2015.
Una pubblicazione scientifica del 2018 stima che la BPCO è diventata la terza causa di morte a livello mondiale e che si superino i 300 milioni di soggetti che soffrono di questa patologia.
La mortalità della broncopneumopatia cronica ostruttiva è di gran lunga maggiore nei Paesi in via di sviluppo.
Secondo i dati Eurostat del 2017 le patologie del sistema respiratorio sono responsabili in Europa del 7.5% dei decessi, numeri che crescono se si considerano gli over 65 (9.1%). L’Italia è in linea con i dati europei. Si stima che circa l’8% dei decessi sia dovuto a patologie respiratorie, con un tasso superiore negli uomini rispetto alle donne e la BPCO è responsabile di circa la metà dei decessi per malattie respiratorie.
Quali sono le cause della BPCO?
Cause principali
Le cause principali della BPCO sono due:
- fattori genetici
- esposizione a inalanti
Per quanto riguarda l’esposizione da inalazione il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio.
Circa il 15% dei fumatori sviluppa la patologia in forma clinicamente evidente. Il rischio è maggiore se aumenta il consumo giornaliero di sigarette.
L’esposizione a fumi sviluppati dalla combustione dei carburanti biologici per la cucina o per il riscaldamento è un ulteriore fattore di rischio soprattutto nei paesi più poveri.
Il disturbo genetico più frequente e meglio definito è il deficit di alfa-1-antitripsina. L’alfa-1-antitripsina è un inibitore dell’elastasi neutrofila (un’antiproteasi), la cui funzione principale è la protezione dei polmoni dalla distruzione tissutale provocata dalle proteasi. La maggior parte dell’alfa-1-antitripsina viene sintetizzata dagli epatociti e dai monociti. Si diffonde poi passivamente nei polmoni attraverso la circolazione ematica. Una minore quantità è prodotta dai macrofagi e dalle cellule epiteliali degli alveoli.
Il deficit di alfa 1-antitripsina origina da una mutazione ereditaria nel gene responsabile del controllo della produzione e del rilascio dell’enzima. Nei polmoni, il deficit di alfa-1-antitripsina aumenta l’attività dell’elastasi neutrofila, che facilita il danno tissutale provocando enfisema, specialmente nei soggetti fumatori, dal momento che anche il fumo di sigaretta aumenta l’attività proteasica. I sintomi e segni dell’interessamento polmonare si verificano prematuramente nei fumatori rispetto ai non fumatori, ma in entrambi i casi sono rari prima dei 25 anni.
Altri fattori di rischio
Altri fattori di rischio con rilevanza minore rispetto al fumo di sigaretta sono:
- basso peso corporeo
- patologie respiratorie nell’infanzia
- fumo di sigaretta passivo
- esposizione all’inquinamento atmosferico
- esposizione al pulviscolo professionale o a inalanti chimici (cadmio)
Trattamento
Purtroppo non esiste una cura efficace in grado di ripristinare la funzionalità respiratoria perduta. Esistono dei trattamenti, principalmente per via inalatoria, che permettono di gestire la malattia.
In particolare la gestione della BPCO prevede sia il trattamento della patologia cronica stabile sia la prevenzione e il trattamento delle fasi di riacutizzazione.
Fondamentale per il trattamento della BPCO è la cessazione del fumo di sigaretta.
Ai pazienti si raccomanda anche di vaccinarsi regolarmente contro malattie come l’influenza o la polmonite da pneumococchi, che potrebbero aggravare una funzionalità polmonare già fortemente compromessa.
È ampiamente dimostrato che la terapia farmacologica regolare può migliorare la funzione respiratoria, la dispnea e la tolleranza all’esercizio fisico, rallentare il progressivo declino funzionale respiratorio, diminuire la frequenza e la gravità delle riacutizzazioni e ridurre il numero delle ospedalizzazioni.
Novità in letteratura
Negli ultimi anni si sta valutando la possibilità di trattare i soggetti con BPCO con gli anticorpi monoclonali, in particolare mepoluzimab e benralizumab. Entrambi questi farmaci sono approvati per il trattamento dell’asma eosinofilico severo con target l’interleuchina-5 (IL-5) e il suo recettore. Sono stati fatti studi di fase 3 per testare l’efficacia di mepolizumab e benralizumab nei soggetti con BPCO grave.
Questi studi mostrano una riduzione di circa il 15% delle riacutizzazioni, sebbene non sempre statisticamente significativa e con una variabilità tra gli studi e tra le dosi usate. Da questi studi si evince che questi trattamenti possano essere utili in sottotipi di pazienti con BPCO eosinofila e che richiedono spesso il trattamento con corticosteroidi, ma sono comunque necessari ulteriori studi per approfondire la questione.
Il ruolo del farmacista
Le farmacie e i farmacisti hanno sicuramente un ruolo importante per i soggetti affetti da BPCO.
La possibilità di effettuare il test della spirometria direttamente in farmacia può essere molto utile per identificare precocemente la malattia e garantire un decorso con meno complicanze. Garantisce infatti un test molto utile vicino a casa ed effettuato da personale di fiducia.
Un compito importante che ha il farmacista, insieme al medico curante, è quello di aiutare i pazienti a interrompere l’abitudine al fumo, fondamentale per migliorare la qualità della vita dei soggetti con BPCO.
Il farmacista ha inoltre un ruolo importante nella gestione del trattamento dei soggetti affetti da BPCO. Può consigliare, aiutare e informare le persone sui rischi possibili della terapia, sulle possibili interazioni con i farmaci o con gli integratori assunti normalmente dal paziente.
Il supporto del farmacista è fondamentale anche per garantire l’aderenza alla terapia e il corretto utilizzo degli inalatori.
Questi ultimi, purtroppo, vengono usati molte volte in maniera non appropriata riducendo così l’efficacia del trattamento.