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Tabagismo: rischi per la salute, strategie per smettere di fumare e consigli del Farmacista

Tabagismo: le dimensioni del problema

Il fumo di sigaretta è la prima fra le cause prevenibili di mortalità. Si stima che nel mondo ogni anno muoiano sei milioni di persone per danni da fumo.

Il danno economico causato dal fumo è enorme e pari a 197 miliardi di dollari all’anno.

Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute nel maggio 2010, in Italia i fumatori maschi sono 5,9 milioni e le femmine 5,2 milioni.

Tra i pazienti a rischio per malattie correlate ci sono anche gli ex fumatori, che risultano essere ben 6,5 milioni tra uomini e donne. Questi numeri danno chiaramente l’idea di quanto grande sia il problema.

Dagli anni ’60 all’inizio degli anni 2000 c’è stata fortunatamente una importante riduzione del numero dei fumatori che, ad es. negli USA, è passata dal 42% della popolazione al 19% ma nell’ultimo decennio il calo è stato decisamente meno importante.

L’inizio della pratica del fumo avviene per lo più all’età di 18 anni ma non sono affatto rari esordi in età adolescenziale. È noto che più precoce è l’inizio del fumo tanto più è probabile che esso venga continuato nell’età adulta e che la dipendenza da tabacco si realizza più rapidamente negli adolescenti.

Rischi correlati al consumo di tabacco

Le più importanti cause di morte per il fumo sono le malattie cardiovascolari, la broncopneumopatia cronica ostruttiva ed il tumore del polmone, ma sono sempre maggiori le evidenze che anche altri tumori, oltre a quello del polmone, sono correlati al fumo.

Per il cancro del colon retto ormai non si ha più solo un sospetto. L’International Agency for Research on Cancer, ritiene oggi che ci siano prove sufficienti per una correlazione fra fumo e cancro del colon retto.

Ciò è risultato chiaramente da uno studio pubblicato nel 2009 su “Cancer Epidemiology Biomarkers and prevention” nel quale sono state seguite per 13 anni più di 184.000 persone. Da questo studio è risultato che i fumatori avevano una probabilità di sviluppare un cancro del colon retto del 27% maggiore rispetto ai non fumatori.

Sembrerebbe scontato che ormai i fumatori siano al corrente del fatto che il fumo può essere la causa dell’infarto miocardico. Tuttavia, in uno studio pubblicato su JAMA poco più di 10 anni fa è risultato che più del 60% di 737 fumatori intervistati, non credevano che il fumo aumentasse il rischio di infarto miocardico. Non bisognerebbe quindi mai smettere di diffondere le informazioni sul rischio cardiovascolare nei fumatori.

Rischi per l’apparato respiratorio

L’esposizione al fumo di tabacco (anche solo ambientale) è certamente causa di almeno due patologie polmonari importanti: il tumore del polmone e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) anche se ci sono sufficienti evidenze per una correlazione fra fumo e tumori del laringe

Il tumore al polmone

Il cancro del polmone è la più comune forma di tumore nel mondo. Si stima che ogni anno ci siano 1.600.000 casi e che per questa malattia muoiano 1.380.000 persone. Anche se il fumo di sigaretta è la causa più comune del cancro del polmone, dobbiamo dire che esso non è l’unica causa infatti sono correlati al rischio della malattia l’asbesto, il nickel, il radon e gli idrocarburi aromatici policiclici.

L’importanza della conoscenza dei danni da fumo è confermata dal fatto che con la riduzione del numero dei fumatori (a seguito delle numerose campagne di informazione effettuate) è progressivamente calato il numero delle morti per cancro del polmone.

In Italia, in particolare, la mortalità ha raggiunto un picco negli anni ’80, andando poi riducendosi negli anni successivi. Ciò è soprattutto vero per i maschi nei confronti dei quali sono state più efficaci le campagne antifumo. Nelle femmine l’incidenza della malattia è in moderato aumento.

Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)

È una patologia molto comune che colpisce più del 5% della popolazione ed ha una elevata morbidità e mortalità. E’ malattia infiammatoria cronica che porta ad una graduale e progressiva chiusura delle vie aeree terminali e che si distingue dall’asma bronchiale vera e propria, perché quest’ultima può risolversi completamente con i broncodilatatori come il salbutamolo, mentre la BPCO non risponde agli stessi se non parzialmente.

Il più importante fattore di rischio per la BPCO è il fumo di sigaretta e, sia la durata dell’esposizione al fumo che il numero di sigarette sono correlati all’insorgenza ed all’aggravamento della malattia.

Si stima che almeno l’80% dei pazienti con BPCO ha un’anamnesi positiva per il fumo. Nel determinismo della malattia, giocano un ruolo importante anche fattori genetici: a parità di esposizione al fumo, infatti, alcuni pazienti si aggravano più di altri, a volte anche per esposizioni modeste, pari a 10 sigarette al giorno.

Ci sono infine pazienti che non sono fumatori e che ciò nonostante si ammalano di BPCO. Questi ultimi sono solo il 20% dei pazienti ma spesso, alla base della loro malattia, c’è un’esposizione occupazionale ai fumi o a polveri organiche o inorganiche.

In ogni modo, la correlazione fra fumo e BPCO è dimostrata anche dal fatto che la cessazione del fumo riduce o arresta la progressione della malattia.

In particolare nei pazienti con una recente insorgenza di BPCO e presenza di tosse ed escreato si può ottenere un evidente miglioramento in meno di un anno dalla cessazione del fumo.

Strategie per smettere di fumare

Per affrontare l’argomento della strategia da adottare per ottenere la cessazione del fumo, sarà bene elencare i cosiddetti “fattori barriera” che si oppongono alla stessa.

La prima barriera è la dipendenza dalla nicotina. La dipendenza può essere stimata in base al numero di sigarette quotidiane, ed alla durata dell’abitudine al fumo e dal tempo che intercorre fra il risveglio mattutino e la prima sigaretta.

Un fumatore che utilizza la prima sigaretta meno di 30’ dopo il risveglio è verosimilmente in una condizione di dipendenza dal fumo.

Dopo alcune ore di sonno, infatti, la mancanza dell’effetto gratificante della nicotina si fa sentire e, tanto maggiore è la dipendenza, tanto minore è il tempo che intercorre fra il risveglio e la prima sigaretta.

La nicotina infatti è un potente farmaco psicoattivo e la sua mancanza causa la sindrome da astinenza che è caratterizzata da una serie di sintomi quali: disforia o depressione, insonnia, irritabilità, ansia, rabbia, difficoltà di concentrazione, sindrome delle “gambe senza riposo”, aumento dell’appetito e del peso.

Altre barriere sono situazioni particolari che vengono comunemente associate all’accensione della sigaretta come la fine di un pasto, l’assunzione di caffè o di un alcoolico. Il fumatore dovrà imparare ad aggirare queste barriere.

In ogni modo è fondamentale che l’operatore sanitario che aiuta il fumatore a smettere di fumare lo informi sui problemi che potrebbe avere con la cessazione del fumo e, nel contempo metta in atto aiuti terapeutici comportamentali o farmacologici in grado di attenuare i sintomi dell’astinenza.

È infatti certo che la combinazione di aiuti comportamentali e farmacologici migliora le possibilità di successo nell’abolizione definitiva del fumo.

Le strategie comportamentali: i consigli del farmacista

Nonostante queste strategie siano state ben definite da linee guida internazionali i medici le trasmettono ai pazienti molto raramente.

Uno studio, per la verità piuttosto datato e pubblicato su JAMA, ha evidenziato che solo il 50% dei fumatori che si rivolgono al medico per qualsiasi ragione, viene adeguatamente informato sui rischi del fumo e sulle strategie comportamentali che possono essere attivate per abolirlo.

Per questo motivo è importante che l’altra figura della sanità che ha contatti ripetuti con i pazienti, e cioè il farmacista, decida di sopperire a questa carenza facendosi tramite di un’informazione il più possibile dettagliata in argomento.

Particolarmente convincenti sono le informazioni riguardanti i rischi specifici per il paziente (se ad esempio è un coronaropatico, un iperteso, un diabetico, un paziente con BPCO o con famigliarità per neoplasie ecc.). Quando il paziente è convinto (o è stato convinto) che conviene smettere di fumare è venuto il momento del “counseling” con l’erogazione di consigli sulle modifiche comportamentali da mettere in atto per raggiungere l’obiettivo:

  • Comunicare la scelta di smettere di fumare ad amici e parenti perché lo incoraggino e non fumino in sua presenza
  • Parlare con il proprio medico ed eventualmente contattare il numero verde
  • Distrarsi: parlare con qualcuno, fare una passeggiata, bere un bicchiere d’acqua, masticare una gomma o una caramella
  • Ridurre la tensione con esercizi di respirazione, un bagno, ginnastica leggera, lettura di un libro
  • Bere molta acqua e mangiare più frutta e verdura che contengono vitamine e sali minerali
  • Bere the al posto del caffè ed evitare bevande alcooliche
  • Evitare luoghi dove si fuma
  • Aumentare le attività extralavorative gratificanti
  • Fare regolare attività fisica

Strategie farmacologiche per la cessazione del fumo

La farmacoterapia ha lo scopo di ridurre la sindrome da astinenza rendendo quindi più facile la cessazione del fumo. Poiché la dipendenza dal
fumo è legata a consuetudini comportamentali ed agli effetti della nicotina, le strategie comportamentali sommate a quelle farmacologiche che riducono la dipendenza dalla nicotina, sono destinate ad un successo maggiore rispetto all’attivazione di una sola delle due strategie.

I farmaci attualmente accettati per favorire la cessazione del fumo sono:

  • la nicotina (transdermica, in gomma da masticare, in compresse oro solubili, per inalazione con bocchino, in spray nasale);
  • il bupropione
  • la vareniclina

Ruolo delle sigarette elettroniche nelle strategie per smettere di fumare

Non possiamo tralasciare un cenno ad una strategia per smettere di fumare che sta godendo di un successo senza precedenti: quella delle sigarette elettroniche. Sono disponibili molti aromi per venire incontro ai gusti del fumatore ed è anche possibile la presenza di nicotina.

Con questo mezzo è quindi conservata la “gestualità” del fumatore ed il vapore che viene aspirato può contenere una certa percentuale di nicotina consentendo quindi l’appagamento che, come abbiamo già detto, costituisce la componente fondamentale della dipendenza dal fumo.

Il problema connesso alle sigarette elettroniche è che esse, spesso acquistate via internet, hanno le provenienze più disparate e la composizione del liquido è spesso del tutto sconosciuta e non subisce alcun controllo.

Le sigarette elettroniche prodotte da aziende note nel nostro paese e soggette ai normali controlli forniscono maggiori garanzie, anche se non esiste ancora una precisa regolamentazione in materia.

Il Ministero della Salute Italiano nel 2010 ha imposto l’applicazione sulle confezioni delle sigarette elettroniche di un’etichetta dove si evidenzia il contenuto di nicotina ed il relativo simbolo di tossicità.

Nel Dicembre 2016, sempre il Ministero della Salute, in una nota sostiene che la propaganda sulla innocuità delle sigarette elettroniche potrebbe aumentarne l’uso tra i giovani che non hanno mai fumato.

Per queste ragioni la vendita di sigarette elettroniche è stata vietata con ordinanza ministeriale ai minori di 16 anni.

 

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Articolo tratto dallla lezione del corso ECM FAD Professione Farmacia

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